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Quando le ferie si chiamavano vacanze (anni '40, '50, '60), i cibi precotti non esistevano e di supermercati neanche l'ombra, era consuetudine, durante il periodo estivo raccogliere, e conservare per l'inverno, quei frutti che la terra elargiva. I metodi di conservazione, assolutamente naturali ed ecologici, sfruttavano per lo più l'energia solare, abbondante e gratis. Con questo metodo si preparava (e si prepara ancora) "u pumaroru salatu", ancora oggi considerato un ottimo companatico. I pomodori consigliati, a tale scopo, devono essere rotondi, un pò duri, raccolti possibilmente nei primi di Luglio. Si tagliano a metà, si stendono su delle assi e sopra vi si sparge il sale fino. Non è difficile durante l'estate vedere, nei luoghi soleggiati, tavole con sopra i pomodori. Questi si lasciano ad asciugare al sole per quasi una settimana, cioè finchè non diventano secchi al punto giusto. La sera se c'è molta umidità si consiglia di metterli dentro ed esporli al mattino successivo. Dopo la seccatura, si passano velocemente sotto l'acqua calda per eliminare l'eventuale polvere e/o sporcizia, quindi si coprono con un panno e una volta asciutti vengono arricchiti con un pò di pepe e menta. Sono così pronti per essere travasati in bocce di vetro (già sterilizzate con acqua bollente ed asciugate) e coperti d'olio per mantenerli. Una variante ai pomodori salati è il cosidetto "capuliatu" cioè pomodori salati tagliati a pezzettini utilizzati per condire alcuni tipi di pasta o come contorno.