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IPPOLITO RINZIVILLO
Nacque a S. Croce nel 1754. Promosse lo sviluppo agricolo nelle contrade Finocchiara, Petraro e Imperatore, e nel 1811 ottenne il titolo di barone del Petraro e di Ricciardo. Personaggio alquanto litigioso, appartenente ad una potente famiglia, fu arrendiere dello Stato di Santa Croce dove morì nel 1827.
GIANFRANCESCO RINZIVILLO.
Gianfrancesco Rinzivillo nacque a Santa Croce, il 10 settembre 1803, da don Ippolito e donna Maria Anna Vitale.
Aveva studiato nel collegio Colasanzio di Palermo, un prestigioso istituto, rivelando una spiccata preferenza per la giurisprudenza e le lettere. Dovette andar via da Palermo nel 1820, quando nella città scoppiarono dei tumulti. Ritornò a Santa Croce nel 1825 e a soli 22 anni, come vicesindaco, fece le sue prime esperienze amministrative, rivelando bravura e responsabilità. Nel 1827 si sposò con Maria Teresa Giuca, figlia di Antonino e Giovanna Riera. Ebbe tre figli, i primi due (Ippolito Franco e Margarita Gaetana) morirono in tenera età, la terza Concetta si sposò con l'architetto Nunzio Nicita di Ragusa, che progettò la facciata ed il campanile della Chiesa Madre.
Nel marzo del 1827, morto il padre, si occupò dei beni di famiglia e fece di tutto per impedire che le tenute dell’Imperatore, Petraro e Cicardo non andassero in malora.
Il 23 aprile del 1835 fu nominato sindaco della città e si dimostrò un amministratore comunale molto impegnato, lavorò con passione e intelligenza per lo sviluppo di Santa Croce. Rivendicò in favore del comune molte terre usurpate da privati.
Durante la rivoluzione del 1848 fu presidente del Magistrato municipale. Tentò in tutti i modi di placare gli animi dei moti antiborbonici, istituì un cordone sanitario lungo le spiagge per evitare che si diffondesse il colera. Convinse il farmacista ragusano Giambattista Arrabito a trasferirsi a S. Croce per sostituire il Borgese che era morto. Nel triennio 1853 – 1855 come vicesindaco acquistò per conto del Municipio una sufficiente scorta di grano per evitare che il popolo potesse soffrire la fame a causa dello scarso raccolto. Nel luglio del 1854, assieme al sindaco Biagio Ciarcià, avviò per conto del Comune una “vertenza giudiziaria” contro donna Marianna Celestre, per far cessare le sue illegittime richieste. Rinzivillo si adoperò per far sistemare le strade che davano accesso ai poderi così da migliorare il traffico commerciale. Progressivamente ruppe i legami con la vita pubblica e si ritirò in una sua villetta fuori paese, morì nel 1868.