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I FRATELLI GIOVANBATTISTA IV E TOMMASO CELESTRE

STORIA ANTICA > > DINASTIA DEI CELESTRE

GIOVANBATTISTA IV° CELESTRE GRIMALDI
Giovanbattista IV Celestre (1713 – 1775), figlio primogenito di Giuseppe Celestre e donna Rosalia Grimaldi, nacque a Scicli e fu il settimo marchese di S. Croce. Il padre desiderando una vita tranquilla, il 9 ottobre 1745 davanti al notaio Giuseppe Cannamela a Palermo rinunziò al marchesato, si assicurò un vitalizio e concesse l’investitura al figlio Giovanbattista IV, che divenne esecutiva il 6 gennaio 1747.

LA SUA VITA PRIVATA E PROFESSIONALE
Quale marchese di S. Croce e barone di Alia, Giovanbattista godeva di una discreta reputazione non solo per i terreni, ma anche per i titoli nobiliari che possedeva. Nel 1742 inoltre ricoprì la carica di Governatore della Compagnia dei Bianchi. Come i suoi predecessori, anche lui, quando fu il momento di sposarsi, cercò un legame matrimoniale economicamente fruttuoso.

Il 6 febbraio 1746 sposò donna Gerolama Oneto, figlia di Giovanni Stefano, duca di Sperlinga (in provincia di Enna), e di Rosalia Monreale Valguarnera. Ebbero due figli: Anna Maria e Giuseppe. Anna Maria Celestre (1749 – 1810) sposò nel 1769 lo zio Tommaso Celestre, fratello di suo padre, di 35 anni più anziano. Giuseppe Celestre, nacque il 12 febbraio 1751, lo stesso giorno fu battezzato nella parrocchia di S. Giovanni dei Tartari a Palermo.
Giuseppe purtroppo morì fanciullo a S. Croce il 14 giugno 1755 (a quattro anni) e con molta probabilità fu seppellito nel monumento marmoreo funerario dei Celestre posto nella Chiesa Madre.
Giovanbattista ebbe un contenzioso decennale con il fratello Tommaso Celestre, che nel frattempo aveva ottenuto dal padre l’affitto dello stato marchesale di S. Croce e fu soltanto il 1 settembre 1754 che rientrò in pieno possesso del feudo.   

RAPPORTI CON IL FEUDO DI SANTA CROCE
Come già detto nella pagina precedente, a partire dal 1730 il marchese Giuseppe Celestre e successivamente i figli Giovanbattista IV ed il fratello Tommaso iniziarono una politica di "
valorizzazione del territorio", come del resto era già avvenuto nella Contea di Modica quasi 200 anni prima.
Per meglio seguire il suo programma, nel maggio 1755, Giovanbattista IV si trasferì da Palermo a S. Croce con la moglie Gerolama Oneto ed i figli Anna Maria e Giuseppe.
Dal momento che aveva programmato diversi interventi e non avendo la liquidità necessaria pensò bene di farsi fare un prestito di 800 onze da Gaetano Ficicchia, ricco borghese sciclitano. Tale prestito con gli interessi del 7%, sarebbe stato saldato con tutti i proventi derivanti dai contratti che il marchese si accingeva a stipulare per affitto di terre, mulini, seminati. Contratti che furono stipulati, quasi tutti, presso il notaio Guglielmo Giurato.
Fu così che nei primi di giugno del 1755 fu stipulato un contratto fra il marchese ed il capo mastro Francesco Verde, originario della Liguria, ma abitante a Comiso, avente per oggetto la costruzione del nuovo mulino in contrada Suvuru (Sughero).
Nel contratto furono poste rigide condizioni per le due parti. Alla stesura del contratto presenziarono due testimoni: Orazio Zago di Ragusa (uomo di fiducia del Ficicchia e cassiere del marchese), ed il sacerdote don Melchiorre Riera di S. Croce.  
Il mulino nuovo fu terminato prima del 1° settembre 1756 e già il 29 agosto dello stesso anno fu dato in affitto, assieme a quello vecchio, al mugnaio sciclitano Guglielmo Vanasia che doveva versare al marchese 59 salme di frumento da ripartire nei 12 mesi dell’anno (circa 4,9 salme al mese, quasi 1.246,6 Kg, visto che 1 salma = 253,89 Kg).  
Purtroppo il 14 giugno il piccolo marchese Giuseppe Celestre di anni 4 morì, e dopo il funerale la famiglia Celestre sconsolata e sgomenta ritornò a Palermo.
A continuare l’opera di espansione e dello sviluppo urbano ci pensarono i Governatori Don Giovanni Lupo e Don Giuseppe Usai.
A quest’ultimo governatore Giovanbattista IV Celestre nei mesi di maggio e giugno del 1774 diede l’incarico di vendere la vecchia casa grande (magna domo veteri) con le relative pertinenze (la Cavallerizza, la colombara, la stalla, il giardino) che erano in completo abbandono dopo la costruzione della nuova casa sorta dopo il 1755 nel piano di Secrezia, oggi palazzo Arezzi-Celestre. Si trattava in sostanza di un intero isolato al centro del piccolo paese. Il governatore Giuseppe Usai, divise in quattro blocchi l’intero edificio, comprese le pertinenze che furono vendute a Don Giovanni Rinzivillo il 27 gennaio 1774, ne vendette due ed una parte la riservò ad uso botteghe.
Quasi contemporaneamente nel feudo Sottano fu impiantato un grande uliveto in contrada Vignazze - Longobardo circondato da muri a secco. Nelle contrade: Costa Casino, Canestanco, Biddiemi, Piano Pellegrino, Cozzo Fava e Cozzo Morana fu concesso ai cittadini che affittavano appezzamenti di terra di poterli recintare con muretti a secco e di defalcare le spese sostenute dall'affitto annuo.   
C’è da dire però che la politica di “
valorizzazione del territorio” , con la divisione in lotti da affittare a borghesi e a piccoli allevatori locali, aveva per il marchese uno scopo ben preciso: quello di raccogliere quanto più denaro possibile per poter condurre a Palermo una vita lussuosa, non certamente per rivitalizzare il feudo di S. Croce. Il marchese aveva investito un’ingente somma per realizzare a Palermo il maestoso palazzo di Sant’Elia e si era fortemente indebitato.
La concessione in enfiteusi o in affitto di vaste terre a investitori ragusani (i Vitale), modicani (i Rinzivillo) e sciclitani (gli Scattarelli) con il passare degli anni creò una borghesia capitalistica di notevole importanza che avrebbe avuto un peso notevole all’interno della società santacrocese.

MORTE DI GIOVANBATTISTA IV CELESTRE
Giovanbattista IV Celestre morì in Palermo il 30 Gennaio 1775, senza lasciare discendenti maschi e fu sepolto nella parrocchia di San Giovanni dei Tartari di Palermo. A lui succedette la figlia Maria Anna Celestre Oneto che ebbe la nomina il 12 agosto 1775.

TOMMASO CELESTRE GRIMALDI.
Poichè Anna Maria Celestre Oneto aveva sposato lo zio paterno Tommaso Celestre Grimaldi, costui per "
maritali nomine" divenne marchese di S. Croce e barone di Alia. L'investitura avvenne nell'agosto del 1775. Tommaso fu capitano di giustizia in Palermo dal 1770 al 1772, poi deputato del Regno dal 1772 al 1790,  Pretore di Palermo dal 1784 al 1785. Anna Maria e Tommaso Celestre ebbero tre figli: Giovanbattista, Giuseppe ed Emanuela.
Tommaso, già avanti negli anni, non s'interessò molto nè dei broblemi di Alia, nè tantomeno di quelli di S. Croce, preferì dedicare il suo tempo alla famiglia. L'unica formalità burocratica che dovette espletare fu la regolarizzazione della titolarità del feudo, che doveva essere sottoposta al "regio assenso". Il re Ferdinando IV aveva infatti imposto che: "per i titolari di feudi di "regio patronato", anteriore al 1516, era necessario la riconferma del regio assenso". Nel caso specifico la titolarità del feudo risaliva al 1470. Tommaso Celestre morì il 23 novembre 1797. Anna Maria Oneto, ancora giovane, si risposò con don Giuseppe Gioeni, un nobiluomo catanese, anche lui vedovo. Non mostrarono alcun interesse per S. Croce, e passarono la loro vita fra catania e Palermo. Ad Anna Maria rimase la titolarità della terra di Alia; mentre al figlio Giambattista V Celestre il marchesato di S. Croce.  

Ultimo aggiornamento: 17/03/2023
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