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Per la stesura di questa pagina mi sono avvalso delle informazioni riportate dal Prof. Francesco Pellegrino nell' Archvio Storico n°3 della Società Santacrocese di Storia patria (Anno III 2016)
LA RINASCITA DI "SANCTA CRUCI"
Cominciò così la rinascita della terra di S. Croce, che da casale in gran parte diroccato e quasi del tutto spopolato si sarebbe trasformato nel tempo in un paese avviato allo sviluppo. Così dopo quasi 130 anni dalla concessione in enfiteusi perpetua al magnifico Pietro Celestre del feudo di “Sancta Cruchi de Rasacambri” da parte di Jaime Paternò, abate della benedettina S. M. Latina di Gerusalemme (30 aprile 1470), sarebbe nata “Sancta Cruci” come ebbe a chiamarla Filippo III (2 novembre del 1598). Giovanbattista contribuì, assieme al figlio Pietro, alla crescita del piccolo Casale ed al suo abbellimento, richiamò infatti dai comuni viciniori, e più in particolare da Scicli e Modica, nuovi abitanti, in gran parte umili contadini e artigiani, assicurando loro accettabili condizioni di lavoro e di residenza.
Per completare e stabilizzare il quadro amministrativo furono nominati: il Secreto, quattro Giurati in rappresentanza delle quattro aree in cui era stato diviso l'abitato, il Maestro Notaro, il Capitano d'Arme ed il Governatore, che per diversi anni fu in compartecipazione con Scicli.
ELEVAZIONE DELLA TERRA DI SANTA CROCE A MARCHESATO
Il 21 marzo 1602 Giovanbattista II Celestre riuscì ad elevare da Baronia a Marchesato Santa Croce, per cui Giovanbattista II ed i suoi eredi acquisirono il titolo di Marchese. Il passaggio fu firmato da Filippo III a Vallodolid.
Il documento è di un’importanza fondamentale per capire la figura e l’opera del Celestre. Come tutti i documenti ufficiali importanti, è redatto in latino e, a parte le formule di rito, contiene un vero e proprio estratto della storia della famiglia Celestre. Il re concedeva questi titoli importanti solo dopo aver valutato con necessario rigore le ragioni, le opportunità e i meriti del pretendente.
Per il Celestre tutto questo fu quasi un atto dovuto, pertanto il passaggio da baronia a marchesato fu un’operazione quasi automatica pur scavalcando, nella successione, diversi titoli nobiliari intermedi come quelli di visconte e di conte.
A rendere la concessione del privilegio ancora più scontata e ineccepibile furono le qualità e la devozione della famiglia Celestre alla Corona, ragioni attentamente vagliate e con puntualità illustrate, esaltate e testimoniate nel documento dal monarca. Illustri predecessori si erano schierati a favore della corona e avevano offerto la loro vita (basti pensare a Pietro Celestre rimasto ucciso a Ravenna).
Più a sud per proteggere il territorio e il casale dai corsari, Giambattista ed i suoi successori provvidero a restaurare la torre di Scalambri, cui si affiancarono una chiesetta, magazzini, locali per la salagione del pesce e fornaci. Fece costruire la torre di Mezzo (fra Punta Secca e Punta Braccetto -
L'8 luglio 1600 fondò la parrocchia di S. Croce con atto rogato presso il notaio Francesco Giudice di Licata.
IL TESTAMENTO E LA MORTE GI GIAMBATTISTA.
Nel suo testamento rogato giorno 9 Aprile 1615, presso il notaio madrileno Jerónimo Fernandez, Giovan Battista Celestre tratteggia la sua vita al servizio dei Re di Spagna, ricorda i fratelli Filippo e Arcangelo, residenti nella città di Licata e la defunta sorella Margherita, già sposa del Barone di Montechiaro, mentre non viene menzionato il fratello secondogenito Ottavio, perché morto nel 1602 e senza discendenza maschile. Il Celestre non aveva più l’uso della mano destra com’era accaduto pure a Filippo II. Per questo aveva fatto costruire un timbro e lo faceva apporre dal suo fedelissimo segretario, Antonino La Barbera, ai documenti che richiedevano la sua firma. Il timbro non conteneva il suo nome e cognome bensì il titolo che gli era stato concesso il 21 marzo del 1602 da Filippo III (Il Marchese di Santa Croce), che tanto lo legava alla terra e, specificamente, a un territorio: il territorio di Santa Croce. Raccomandava al re i figli Pietro IV, Giovanni e Francesca ed il futuro genero, Don Giacinto Paternò (VI Barone di Raddusa) e promesso sposo della figlia Francesca.
G. B. Celestre spirerà alle ore sei di mattina del giorno 11 aprile del 1615 a Madrid proprio come il suo amatissimo re, Filippo II di Spagna.