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La dinastia dei Fatimidi ebbe origine a metà del 9° secolo nel Khuzistan, cioè nell’Iraq meridionale. Devono il loro nome alla presunta discendenza da Fātima bint Muhammad, figlia del profeta Maometto, che dal suo matrimonio con ʿAlī ibn Abī Tālib garantì una discendenza al Profeta. Perseguitati dal califfato abbaside di Baghdad per le loro attività e opinioni rivoluzionarie, furono costretti a lasciare il Paese e si recarono a Salamiya, in Siria, dove proseguirono la loro propaganda shi’ita inviando missionari in tutti i paesi del mondo islamico.
Uno di essi, Abu Abdallah al-
Per i Fatimidi la Sicilia era considerata ''territorio di guerra'', gli “infedeli” erano chiamati "Harbì", i loro beni erano "Mubah" cioè alla mercè dei ''credenti''.
Quasi ad evidenziare la profonda differenza tra musulmani e cristiani i Fatimidi costruirono a Palermo nel 937 un quartiere fortificato, una vera e propria cittadella la "Kalsa" ossia “l'eletta” simbolo inequivocabile della loro condizione di occupanti una terra abitata da ''infedeli''.
I Fatimidi ebbero cura delle popolazioni, a cui promettevano la soppressione delle imposte non coraniche, ma purtroppo il loro dominio fu caratterizzato anche da sommosse e violenze inaudite. Solo nel 948, dopo decenni di lotte, con la vittoria del kalbita Hasan Ibn Alì, ritornò la pace.
La dinastia fatimide ebbe fine nel 1771 quando Saladino li sconfisse in battaglia e trasformò l’Egitto in una provincia dell’impero ‘abbaside.