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I KALBITI (948 – 1040)
Solo nel 948, dopo decenni di lotte, con la vittoria del kalbita Hasan I Ibn Alì, si costituì il primo stato arabo, che prese il nome di "Emirato di Sicilia" e durò fino al 1040.
Inizialmente “L’Emirato di Sicilia” dipendeva formalmente dal califfato di Baghdad ma dal punto di vista pratico era indipendente. Successivamente nel 973, quando i Fatimidi trasferirono la capitale in Egitto, cioè al Cairo, i Kalbiti resero “L’Emirato di Sicilia” ereditario e detennero il potere delle terre conquistate. Padroni indiscussi della Sicilia, si resero indipendenti sia dai califfi fatimidi della madre patria in terra africana che con quelli della penisola arabica. La sua dipendenza dal califfato d'Egitto consisteva soltanto in omaggi formali, mentre di fatto l'emiro governava l'isola in piena indipendenza, come principe in terra propria.
PERIODO DI PACE E DI PROSPERITÀ
Con i Kalbiti la Sicilia vide mutare la sua condizione da “territorio di guerra” a “territorio dell'Islam”, conobbe la pace, ebbe una maggiore autonomia ed una certa prosperità. Nell’isola s’intensificarono gli scambi con le rotte del Mar Mediterraneo ed in particolare con le repubbliche Marinare, con il Vicino Oriente e con il Maghreb.
I Kalbiti diedero un notevole impulso all'agricoltura che, grazie all'eliminazione dell'antico latifondo e alla costruzione di nuovi acquedotti, portò alla nascita di un gran numero di proprietà agricole, giardini, frutteti e orti che garantirono una piena autosufficienza alimentare all'isola, consentendole per di più congrue entrate derivanti dall'esportazione verso l'antistante Ifrīqiya (coincidente con l’attuale Tunisia) e il resto del mondo arabo-
Anche
IL DECLINO DEI KALBITI
Nel 1038 i Kalbiti furono però costretti ad affrontare lo spirito ribelle dei berberi siciliani e dell'elemento cristiano isolano. La grande indipendenza che i kalbiti avevano conquistato, che inizialmente aveva rappresentato il loro punto di forza, con il passar del tempo si trasformò in l'isolamento della dinastia dall'impero e quindi ad un indebolimento specialmente, dopo l’uccisione nel 1037 dell’emiro kalbita Aḥmad II al-
Fu così che nel 1038 Giorgio Maniace, generale bizantino, in poco tempo riuscì ad invadere l'intera Sicilia. Ma a causa della sua avarizia e delle invidie di corte, Maniace fu richiamato a Costantinopoli e imprigionato l'anno successivo. Ciò facilitò la riscossa dei siculo-
I DISTRETTI AMMININISTRATIVI.
Il dominio della Dinastia Kalbita durato oltre cento anni corrisponde anche all’epoca d’oro della Sicilia islamica, un periodo ricco di arte e cultura. Intorno al 950 l'emiro kalbita al-
• Val di Mazara, per quanto concerne la parte centro-
•
• Val di Noto, per la parte meridionale (che comprese anche Ragusa ed il territorio ibleo). La sua capitale rimane sconosciuta.
Ogni vallo comprendeva un certo numero di "Gema" (città); "Beled" (paese); "Kalat" (rocca); "Keria" (villaggio); "Rahl" (casale); "Menzil" (stazione).
Ogni distretto era governato da un Kadì, che dipendevano dall’emiro di Palermo, il wali . Costui era a capo dell'esercito, dell'amministrazione, della giustizia e batteva moneta. In più poteva nominare i governatori delle città più grandi, e gli “hakam”, cioè i principali giudici e gli arbitri per dirimere le controversie fra privati. Secondo la legge 1/4 del territorio conquistato spettava allo Stato e alle classi più povere come eredità del profeta; le altre tre parti furono date ai conquistatori ai quali fu richiesta una tassa fondiaria "iqta".
iLA CITTA' DI PALERMO
Proprio per essere il capoluogo siciliano, Palermo conobbe, in quel periodo, un grande sviluppo, raggiungendo una popolazione che superava i 250.000 abitanti, quando a Roma o Milano non c'erano più di 20 o 30.000 anime. I visitatori rimanevano impressionati da quella popolazione che comprendeva: greci, longobardi, ebrei, slavi, berberi, persiani, tartari e negri.
Alla corte kalbita di Palermo, città dalle cinquecento moschee, si riunivano grandi eruditi di poesia, filologia e scienze naturali. Questa organizzazione della Sicilia in tre valli sopravvisse molto tempo dopo gli arabi , fino al 1818.
IN SICILIA CONVIVEVANO TRE GRUPPI ETNICI DIVERSI.
Con l’occupazione araba in Sicilia si stabilirono non solo i soldati che l'avevano depredata e devastata, ma arrivarono anche alcune centinaia di migliaia di arabi e berberi in cerca di fortuna. In Sicilia esistevano tre gruppi etnici ben distinti fra loro:
• Gli arabi di origine semita, che costituirono la classe dirigente dei conquistatori. Questi provenivano dalla Tunisia, dall'Algeria occidentale e da piccole porzioni della Cirenaica. Erano soprattutto soldati che preferivano lasciar lavorare i cristiani per loro.
• I berberi, popolazioni autoctone del nord africa sottomesse, uniti ai primi dal vincolo religioso, ma in continuo antagosnismo perchè aspiravano alla parificazione dei diritti civili e politici. Erano soprattutto contadini venuti in cerca di terra.
• Le popolazioni indigene che solo in piccola parte si convertirono all'islamismo, specialmente nella Sicilia occidentale.
DIVISIONE IN CATEGORIE DELLA POPOLAZIONE.
Sotto questo emirato la popolazione siciliana fu divisa in quattro classi:
Indipendenti, erano le comunità autonome. Nei comuni tributari e negli indipendenti (comunità autonome) la proprietà terriera fu rispettata, furono spezzati i latifondi e migliorata l'agricoltura. Le terre nuove e dissodate furono dichiarate proprietà del dissodante, giacchè chiunque rende alla vita una terra morta, n'è padrone di diritto.
Tributari, erano coloro che dovevano pagare un tributo detto "gezia". Nei comuni tributari (come Ragusa) furono abolite le autorità politiche ed amministrative cristiane e al loro posto fu nominato un corpo municipale, detto "gema" composto da capi di famiglie nobili, dotti, notabili, gente facoltosa e capi di corporazioni di arti; solo "cadì" era eletto dall'Emiro. Ai tributari e ai vassalli era vietata la costruzione di nuove chiese o monasteri, era possibile restaurare quelli già esistenti, ma non potevano suonare festosamente le campane.
Vassalli, avevano il diritto di proprieà e di culto entro certi limiti. Pagavano oltre alla "gizyah o gezia" una tassa fondiaria detta "Karag o Khorag".
Servi (o schiavi, o rekik, o memluk), costretti a lavorare la terra pubblica e quella dei dominatori. Non furono maltrattati come all'epoca Romana o Franca, perchè il Corano disponeva che fossero trattati con umanità.