Menu principale:
IL FEUDO VIENE DONATO ALLA CHIESA (1140).
Nel periodo normanno il territorio di Santa Croce, facente parte della contea di Ragusa, fu donato da Goffredo, I° Conte di Ragusa, probabilmente intorno al 1101 al Monastero di Santa Maria la Latina di Gerusalemme. Dopo la conquista della Palestina da parte del Saladino, i priori del predetto monastero, si trasferirono nel monastero di San Filippo d'Argirò oggi Agira e da quel monastero amministrarono per tutto il periodo medievale il vasto feudo di Sancte Crucis de Rosacambra, fra cui anche il territorio di Casuzze.
IL FEUDO VIENE CONCESSO IN ENFITEUSI PERPETUA AI CELESTRI (1470).
Nell’entroterra ibleo intanto nasceva e cominciava a svilupparsi la Contea di Modica, le cui terre venivano date in affitto a nobili di Ragusa e Scicli, che sfruttarono le aree coltivabili e i pascoli. Non furono da meno gli abati, che in più occasioni diedero in affitto, per brevi periodi, il feudo a nobili ragusani e modicani. Nel 1458 il feudo fu dato in enfiteusi temporanea a Pietro Celestri, nobile modicano, che il 30 aprile del 1470 lo acquisì in perpetuo. Dopo 330 anni il vasto feudo di Santa Croce passò dalla chiesa ad un privato cittadino.
Michele, figlio di Pietro I Celestri, donò il feudo al figlio Pietro II il quale morì in battaglia a Ravenna nel 1512, pertanto il feudo pervenne al piccolo Giovanni Battista che rimase sotto tutela dei nonni paterni Pietro e Margherita Pancaldo. Il territorio di Casuzze passò quindi sotto l’amministrazione dei Celestri.
PERIODO DI DECADENZA.
Pietro I Celestri, divenuto barone, si mostrò discretamente interessato al suo sviluppo, tant'è che il popolamento del vasto feudo fu inizialmente discreto. Alla morte di Pietro I, il feudo passò al figlio Michele, che lo donò al figlio Pietro II. Costui morì in battaglia a Ravenna nel 1512, pertanto il feudo passò al piccolo Giovanni Battista che rimase sotto tutela dei nonni paterni Pietro e Margherita Pancaldo. A questa serie di eventi si aggiunsero le dispute legali tra i Celestri e i Bellomo di Siracusa, una certa incuria dei feudatari, la malaria, diffusissima nelle aree acquitrinose, e le incursioni piratesche, divenute sempre piu’ rovinose. Tutti questi avvenimenti costrinsero numerosi terrazzani ad abbandonare la zona, e il casale di Santa Croce e le terre contermini attraversarono un periodo di decadenza.