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LA PIANTA CATASTALE DI S. CROCE

STORIA ANTICA > > IL CATASTO BORBONICO

Fu con l’avvento dei Borboni (1735 – 1816; 1816 – 1860) che in Sicilia si cominciò a combattere realmente i residui del feudalesimo. Furono istituite nuove norme, che nel tempo, sancirono la fine di un regime ormai superato e la nascita di nuove potenzialità economiche e sociali per il popolo.
Tra i vari decreti contro la feudalità (la cui abolizione era stata confermata nel 1816, con la fondazione del Regno delle Due Sicilie) si ricordano in particolare quelli del 11 dicembre 1816 e 19 dicembre 1838.
Nel 1816 i Borboni abolirono:

  • Il Parlamento e ridussero la Sicilia a semplice provincia del Regno di Napoli.

  • Le Comarche non predilessero la suddivisione in 3 valli (Val di Mazara, Val Demone, e val di Noto) e crearono invece in Sicilia sette Intendenza o Provincie (Palermo, Messina, Catania, Girgenti, Siracusa, Trapani e Caltanissetta). Dalle Intendenze dipendevano 23 Sottointendenze o Distretti e da questi i Comuni.

  • Il distretto della Provincia di Siracusa coincise all’incirca con il Circondario di Modica, che venne creato dopo la liquidazione giuridica della Contea di Modica nel 1817 e con il Circondario di Noto. La Sicilia non ebbe più contee o baronie.


Nel riordino amministrativo che ne seguì, S. Croce venne assegnata alla provincia di Siracusa, al Distretto di Modica ed al Cicondario di Scicli; mentre per le questioni religiose rimaneva aggregata alla Diocesi di Siracusa. Il comune aveva un territorio di salme catastali 2.504,855 pari a 4368,48 ha ed una popolazione di 2093 abitanti  (per altri invece S.Croce aveva 3000 abitanti, amministrati da un consiglio Comunale, in un territorio di 4048 ettari).

IL NUOVO CATASTO.
Con l’abolizione del regime feudale e la nascita del Regno delle Due Sicilie (1816 – 1860), diventò indispensabile riorganizzare ex-novo il catasto per il censimento di tutte le case e di tutti i terreni, compresi quelli dei nobili.
Per tutto il settecento, l’aristocrazia siciliana si era opposta con forza a qualsiasi censimento catastale, sia delle case che dei terreni. Fu una rivoluzione epocale che toccò gli interessi dei principi e dei baroni siciliani che si opposero con tutte le loro forze e che fecero di tutto per rallentarne la realizzazione.
Da Carlo di Borbone a Ferdinando IV, fu un susseguirsi di leggi atte a limitare il potere feudale e persino di togliere loro le terre, come la Prammatica XXIV del 1792.
Il nuovo catasto fu realizzato fra il 1837 ed il 1853 secondo i dettami borbonici.
L'istituzione del catasto borbonico avvenne tardi in Sicilia, cioè fra il 1843 – 1844. In effetti non fu possibile disporre di un catasto in Sicilia, prima di questa data, perché durante il Regno delle due Sicilie la forte opposizione dell’aristocrazia siciliana (10.000 persone circa), che deteneva quasi l’80% delle terre dell’isola, lo aveva impedito. Solo con i Borboni fu possibile realizzare questo strumento censuario.
L’archivio di piante catastali borboniche dei territori e degli abitati di Sicilia era stato conservato dagli eredi del Marchese Vincenzo Mortillaro di Villarena, entro una cassa riposta in un palazzo di Montevago (comune in provincia di Agrigento) e con il tempo dimenticata. Casualmente all’indomani del terremoto della Valle del Belice del 1968, queste mappe del catasto borbonico siciliano furono trovate a Montevago. Il fortuito ritrovamento ha fornito una vasta documentazione cartografica della Sicilia ottocentesca che si riteneva irrimediabilmente perduta.

IL COLERA DEL 1837
Nel 1837 il colera in un solo mese fece 16 vittime a S. Croce. Il sindaco Gianfrancesco Rinzivillo vietò le sepolture nella chiesa madre e nell’area antistante il tempio, interrompendo così una tradizione secolare. I morti furono seppelliti in contrada Pezza. Finito il pericolo, ricominciarono le sepolture nei cunicoli sotto la chiesa e nell’area antistante, finchè nel 1841 entrò in uso il “cimitero vecchio” in contrada Canestanco.   

LE PIANTE CATASTALI DI SANTA CROCE.

A Santa Croce Camerina l’impianto del Catasto Borbonico sia urbano che del territorio comunale fu effettuato tra il mese di ottobre 1843 ed il mese di aprile 1844. Purtroppo nell’archivio cartografico del marchese Mortillaro si conserva solo la pianta del territorio comunale ma non quella del catasto urbano.
Fu così che il 30 gennaio 2017 a Santa Croce si formò un gruppo di studio con il compito di elaborare la planimetria di Santa Croce riferita al 1843/44.
Il gruppo ha lavorato fino alla pubblicazione del volume “Sviluppo urbano di Santa Croce Camerina” edito dalla Casa Editrice Nonsololibri s.r.l.s. Ragusa cioè fino al novembre del 2018. Quasi due anni di lavoro con 39 incontri di studio e con la minuziosa indagine, isolato per isolato, di ogni singola unità catastale, e con notizie attinte da atti provenienti dagli archivi di Stato di Ragusa, Modica Siracusa, Agrigento e Palermo, riguardanti compravendite di case, testamenti, atti di donazione, censi ed ogni altro documento utile per ricostruire l’evoluzione urbana di Santa Croce Camerina dalla fondazione fino ai giorni nostri. Un dettagliato ed interessantissimo lavoro svolto dai seguenti 11 signori: Arestia Maurizio, Arrabito Giuseppe (attuale presidente della Società Santacrocese di Storia Patria), Cannata Giuseppina, Cascone Gaetano (ex Presidente), Corallo Angela, Di Pasquale Francesco, Fiorilla Salvina, Guccione Orazio, Nativo Filippo, Vasile Tony, vetriani Daniela.  

LE TRE SEZIONI DELL’ABITATO.
Il centro abitato fu diviso in tre sezioni contrassegnate dalle lettere
A (verde)B (rosa)C (azzurro); mentre tutto il territorio comunale fu diviso in quattro sezioni catastali (lettere D-E-F-G). Il centro abitato comprendeva 858 partite catastali, così distribuite: 814 case, 18 magazzini, 13 botteghe, 8 stalle, 4 giardini ed un suolo. La popolazione era composta da 3145 abitanti.

LA SEZIONE “A” CHIAMATA ANCHE “DEL PALAZZO VITALE”.
Questa sezione, disposta ad est,
era formata da 7 isolati. Nella stragrande maggioranza comprendeva case a piano terra, solo due edifici erano “solerati” cioè composte da piano terra e primo piano, uno dei due era il palazzo Vitale Ciarcià (7° isolato, N.C.: 1 - 2 - 3) che dal piano terra si elevava per due piani. In questa sezione non furono censiti botteghe, stalle, magazzini, giardini e orti. Le strade che confinavano con questo isolato erano: Via Scattarelli, Via Carmine e via Madrice (attuale viale della Repubblica).

LA SEZIONE “B” CHIAMATA ANCHE “DELLA SECREZIA”.
La Secrezia era un ampio spazio a fondo naturale antistante il palazzo Celestre. Questa sezione, disposta a sud,
era composta da 20 isolati dove sorgeva il maggior numero di magazzini, fra cui tre grandi frumentari di proprietà dei Signori Marchesi Celestre, giardini, botteghe (tutte concentrate intorno al Piano Matrice), stalle, un fondaco. Moltissime case erano a piano terra, ma si contavano 12 case “solerate” tra cui il palazzo del barone Rinzivillo (9° isolato, N.C.: 58 - 59 - 60). In sostanza comprendeva tutte le case a sud di via del Fondaco e di via Matrice.

LA SEZIONE “C” CHIAMATA ANCHE “DELLA CHIESA MADRE”.
Questa sezione, disposta a nord,
era composta da 15 isolati dove erano presenti due chiese: la Matrice e la chiesa del Carmine, la piazza principale con le botteghe ed il maggior numero (16) di case “solerate”, tra cui il nuovo palazzo della famiglia Fiorilla. C’erano anche 9 magazzini, stalle e giardini.  Comprendeva le case comprese fra via del Fondaco e via Matrice, fino all’incrocio con Vico Scattarelli.

L'UNITA' D'ITALIA.
L’impresa dei mille pose fine al Regno delle Due Sicilie e portò all’annessione della Sicilia all’Italia, decisa dal plebiscito del 21 ottobre 1860. Era l’inizio dell’età contemporanea.   

Ultimo aggiornamento: 17/03/2023
giampigiacomo@libero.it
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