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La scomparsa dei due contendenti Pietro 3° e antonio Bellomo, interruppe solo momentaneamente la controversia, che infatti continuò con gli eredi dei due contendenti: Giambattista II Celestre e Giovanni Cosimo Bellomo.
RISOLUZIONE DELLA VERTENZA: SUDDIVISIONE DEL FEUDO.
Giovanbattista, giureconsulto di notevoli capacità molto apprezzato e stimato, volle affrontare definitivamente la titolarità del feudo di Santa Croce, che al momento era stata affidata ai Bellomo.
Nel 1580 Giambattista II Celestre, scavalcando i tribunali, pensò di affidare la vertenza al barone di Regiovanni (vicino Gangi, Palermo) Francesco Starrabba (originario di Piazza Armerina), uomo di riconosciuto equilibrio, che avrebbe dovuto agire da arbitro imparziale sulla questione della titolarità del feudo di S. Croce. Giambattista ne avrebbe accettato qualsiasi decisione.
Lo Starrabba svolse l'incarico con molta serietà e alla fine propose di dividere in due parti il feudo:
• Al Celestre e ai suoi eredi sarebbero andate con il nome unico di "Feudo di S.Croce", le terre che dalla torre di Punta Secca si estendevano verso ovest e poi verso nord comprendendo il casale di S.Croce e la tenuta cosiddetta dell'Imperatore con le vigne esistenti e le acque che vi scaturivano o potevano scaturire e con ogni diritto e pertinenza. Era un terreno molto ricco di acque (25 salme di terre irrigue). (“parte gialla” nella figura).
• Al Bellomo, invece, sarebbe andata, con il nome di "Feudo di Riscalambri" la parte di territorio restante che si stendeva dalla torre verso est fino al vallone Biddemi e verso nord con le seguenti contrade: Vignazze di Longobardo, Chiuse Nuove, Finaiti, Bosco della Secca, Casuzze e Vallone, Sottano, Soprano, Canestanco fino a lambire il casale (“parte rossa” nella figura).